In due gare il campione del Mondo ha guadagnato 32 punti sul rivale diretto, un bilancio che nessuno in Mercedes, neanche il più ottimista dei componenti del team, avrebbe potuto prevedere.
Gli eventi di Hockenheim sono ormai ben noti, ma è decisamente più complesso capire come Hamilton abbia potuto vincere in Ungheria contro una Ferrari che in pista si è confermata la monoposto più veloce. Valutazione sposata anche dallo stesso Hamilton, che venerdì sera (dopo le prove libere) era ben lontano dal pensare ad una cavalcata da leader verso il successo ungherese. Ma nel weekend dell’Hungaroring sono accadute molte cose, che analizziamo nel dettaglio.
1 – La pioggia di sabato pomeriggio lancia le Mercedes
L’esito delle qualifiche stato il primo ed il principale motivo per cui la Ferrari non ha vinto il Gran Premio d’Ungheria. In condizioni di pista asciutta la pole position era già nelle mani di Vettel, grazie ad una SF71H in splendida forma e ad un Seb a caccia di riscatto dopo l’erroraccio di Hockenheim.
Un tandem difficile da battere in condizioni ordinarie, ed anche in Mercedes avevano già messo le mani avanti puntando il dito sul salto in avanti della power unit Ferrari. Ma a venti minuti dal via della qualifica è arrivata l’ormai nota pioggia, e alla Mercedes non è sembrato vero di poter mettere da parte tutte le problematiche emerse nelle prove libere ripartendo da un foglio bianco.
Risultato: sotto il diluvio primo Hamilton e secondo Bottas, con conseguente scenario ben diverso dal previsto per la Ferrari. E ventiquattr’ore dopo la gara ha detto che scattando dalla prima fila il tandem Vettel-Raikkonen avrebbe avuto tutto il necessario per puntare alla doppietta.
2 – Seb ha perso tempo nel traffico
Vettel ha effettuato il suo pit-stop al giro numero 39, rientrando in pista alle spalle della Mercedes di Bottas. Eppure il ferrarista era stato a lungo dentro la finestra che gli avrebbe permesso di effettuare il pit-stop in tranquillità: al giro numero 35 il vantaggio sul finlandese era di 24”523 (per la sosta erano necessari 21 secondi) ma il margine è progressivamente calato a causa dei doppiaggi, e quando Vettel ha imboccato la pit-lane il vantaggio si era ridotto di quattro secondi.
3 – Il problema al pit-stop è costato 2″5
A causa del tempo perso nei doppiaggi il vantaggio di Vettel nei confronti di Bottas (quando è arrivato ai box per il pit-stop) era ridotto al limite, circa 20 secondi. Le chance di superare la Mercedes sono state poi definitivamente azzerate da un problema accusato alla gomma anteriore sinistra, il cui fissaggio del dado ha richiesto un secondo intervento della pistola.
L’imprevisto è costato due secondi e mezzo, e Vettel è tornato in pista a 1”8 da Bottas.
“Sono un po’ deluso – ha poi confermato Seb dopo la corsa – perché ho perso 3 o 4 secondi nel traffico. Neanche il pit stop che abbiamo fatto è stato perfetto, visto che abbiamo perso del tempo. Da lì è stato difficile quando mi sono ritrovato dietro Valtteri”.
4 – Mercedes ha sacrificato Bottas per bloccare le Rosse
Sia chiaro: in un Mondiale tirato come quello a cui stiamo assistendo niente sarà lasciato al caso, e sia Bottas che Raikkonen, se necessario, dovranno fare la loro parte di scudieri. Non aspettiamoci conferme dai diretti interessati, ma sarà (ed è già) così. Un aiuto che oggi il box Mercedes ha chiesto a Bottas, e lui ha risposto egregiamente, mettendosi al servizio della squadra.
Impeccabile al via nel coprire la Ferrari, e altrettanto nel gestire una corsa resa molto difficile dalla decisione (del team) di percorrere ben 55 giri con un set di gomme soft. Se il muretto Mercedes avesse consentito a Bottas di marcare Raikkonen, Valtteri non avrebbe avuto alcun problema a concludere in terza posizione.
Kimi ha effettuato il suo secondo pit-stop al giro 38, tornando in pista a 24 secondi dal connazionale, un margine che avrebbe consentito alla Mercedes di richiamare ai box Bottas la tornata successiva mantenendo il terzo posto. Ma il ruolo chiesto a Valtteri era quello di bloccare il più possibile Vettel, che dopo il pit-stop si è trovato alle sue spalle. Lavoro che Bottas ha completato al meglio, impedendo alla Ferrari numero 5 di sfruttare le ultrasoft nuove montate al giro 39.
Seb ha provato più volte ad avvicinare la Mercedes, riuscendo a passare solo a sei giri dal termine, quando ormai Hamilton viaggiava in altre zone della pista con oltre venti secondi di vantaggio. A pista libera Vettel ha subito abbassato i suoi tempi di quasi due secondi al giro, ma ormai la corsa era conclusa…
5 – Cosa avrebbe potuto fare Vettel con le ultrasoft al via?
A causa dell’esito delle qualifiche la Ferrari si è trasformata da preda in cacciatrice. La decisione del box Rosso di differenziare la strategia tra i due piloti (soft per Vettel ed ultrasoft per Raikkonen in casa Ferrari) è stata considerata anche dalla stessa Mercedes, e alla fine si è confermata una scelta corretta.
Ha sorpreso un po’ la decisione di mettere Vettel nei panni del ‘passista’, ovvero con la gomma meno aggressiva nelle fasi iniziali ma in grado di consentire di allungare il più possibile il primo stint di gara. La Ferrari ha confermato che la scelta di montare a Kimi le gomme con più grip nei primi giri è stata dettata dalla migliore posizione sulla griglia di partenza, ma nonostante la mescola più dura è stato Seb a sfilare Raikkonen alla curva 3 subito dopo il via, facendo sorgere il dubbio: se fosse scattato con le ultrasoft, avrebbe potuto provare l’assalto ad una delle due Mercedes?
Domanda che rimarrà ovviamente senza risposta. Il piano del muretto ferrarista era chiaro: mettere Vettel nelle condizioni di poter allungare lo stint al massimo sperando in un degrado prematuro delle due Mercedes con le ultrasoft, come si era visto nei long-run di venerdì. Obiettivo centrato, il primo, speranza rivelatasi vana, la seconda…
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