Se la Ferrari ha dominato le qualifiche nel GP d’Italia mettendo Kimi Raikkonen e Sebastian Vettel davanti alla Mercedes di Lewis Hamilton, non si può dire che la supremazia delle SF71H si sia vista anche in gara, tanto da aver lasciato qualche dubbio a Toto Wolff, direttore di Mercedes Motorsport.
Ma il manager austriaco non deve aver osservato come sono state menomate le due Rosse dal comportamento dei piloti del Cavallino che in gara si sono comportati come se fra le mani non avessero al momento la monoposto migliore. Il team principal, Maurizio Arrivabene, ha cercato di fare il “pompiere” dopo il deludente risultato monzese, per cercare di tenere alto il morale dei piloti, ma sarebbe comprensibile l’irritazione di Mattia Binotto e di tutto lo staff tecnico del Cavallino per il semplice fatto che Vettel e Raikkonen, una volta di più non hanno raccolto quanto avevano seminato.
Il tedesco si è trovato con una Rossa gravemente menomata dopo aver rifilato una violenta sportellata alla Mercedes W09 e dopo che Lewis Hamilton lo aveva superato all’esterno, all’ingresso della Variante della Roggia, nel corso del primo giro.
Al di là del fatto che è curioso registrare che a girarsi sia stato il pilota che ha urtato l’avversario, finendo in testacoda e dovendo lasciare sfilare tutto il gruppo, è interessante mettere in rilievo che la Ferrari di Seb era molto conciata nella fiancata destra.
Nell’inopinato contatto (ma dove voleva andare?) Vettel ha strappato il complicato deviatore di flusso ai lati delle bocche dei radiatori e, soprattutto, ha demolito il fondo che si è squarciato in prossimità del doppio binario che corre longitudinalmente al senso di marcia per garantire, grazie ai soffiaggi, di portare aria pulita nel diffusore migliorandone l’efficienza aerodinamica.
Se si considera quale sia lo sforzo di David Sanchez e Enrico Cardile nello sviluppare quest’area della monoposto gara dopo gara, è facile intuire quale sia stato il danno che ha accusato la SF71H del tedesco dopo il crash con la freccia d’argento. Non parliamo di millesimi e nemmeno di centesimi, ma molto di più…
Oltre alla indiscutibile perdita di carico aerodinamico, Sebastian si è trovato con una macchina palesemente asimmetrica e con un sbilanciamento alquanto evidente, eppure il tedesco è stato capace di cogliere al 51esimo giro il suo tempo migliore in 1’22”505 ad appena 8 millesimi di secondo dalla prestazione più veloce che è stata siglata da Lewis Hamilton in 1’22”497 ottenuta nel corso del 30esimo giro.
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È quanto mai evidente che la Ferrari del tedesco era un… Cavallino azzoppato, ma nonostante tutte Sebastian è stato capace di una rimonta che lo ha riportato (anche grazie alla safety car iniziale) fino ai piedi del podio. È lecito, dunque, domandarsi quali prestazioni avrebbe potuto raggiungere la Rossa se Vettel non avesse arpionato Hamilton. L’immagine che abbiamo pubblicato sopra spiega la situazione più di qualsiasi parola.
Ma allora perché un pilota esperto come il quattro volte campione del mondo ha cercato di reagire immediatamente a un’eccelsa manovra del leader del mondiale?
È possibile che Seb non fosse consapevole del notevole margine che la Ferrari aveva sulla Mercedes nel tempio della velocità: il tedesco, a dispetto di tutti i danni, è riuscito a registrare la migliore velocità di transito nei tre settori con un margine netto (circa 5km/h) sul migliore degli inseguitori, segno che questa SF71H poteva risultare imprendibile come a Spa se solo l’agitato campione di Heppenheim avesse saputo controllare i suoi ardori, accodandosi al rivale per un po’, in attesa di “sverniciarlo” con una scia come in Belgio.
Certo, dirlo dopo è fin troppo facile, ma Vettel deve credere di più nel materiale che gli viene messo a disposizione e scoprirà, forse, che sarà possibile stare davanti a tutti senza dover prendere rischi che possono costare errori grandi e piccoli…
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