Un’unità di intenti che al momento mancherebbe a Maranello (anche le testate e i giornalisti stranieri hanno speso fiumi di inchiostro negli ultimi giorni a riguardo) e che dovrà essere raggiunta per limitare i danni in classifica. Indubbiamente, come fa notare sulle sue colonne l’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, il – 57 di Bottas da Vettel è un gap inferiore di quello tra il ferrarista e l’ormai quasi irraggiungibile Hamilton ad un passo dal diventare penta campione. L’attenzione si poggia sul dissidio interno fra Mattia Binotto, direttore tecnico voluto da Sergio Marchionne, e Maurizio Arrivabene, l’uomo che secondo la stampa d’oltremanica avrebbe dovuto fargli posto nell’attuazione di un piano ben congegnato dal defunto presidente.
Secondo il quotidiano rosa, Binotto sarebbe ancora in attesa della chiamata dell’Amministratore Delegato Louis Camilleri dopo quanto accaduto in Giappone e rapporti con Arrivabene si troverebbero come già scritto ai minimi storici. L’episodio chiave è quello avvenuto durante le qualifiche, la decisione di uscire con le intermedie nel primo run in Q3. Una scelta che aveva subito scatenato la perplessità di Arrivabene. Il team principal non ha mai apertamente fatto il nome di Binotto nel suo atto di denuncia dello scorso sabato e non fa menzione di problemi con il collega diretto sul ponte di comando. Tuttavia, i rumor riferiscono che il reparto tecnico ci sia rimasto davvero male per le esternazioni del numero uno della Gestione Sportiva. Parole che hanno ferito gli ingegneri, quelle sull’inesperienza del team, e che sono state ritenute un aperto atto di sfiducia nei loro confronti.
La domanda è: la Ferrari potrebbe ora permettersi di perdere un tecnico di valore come Mattia Binotto? L’uomo che ha guidato il gruppo dei ‘quattro sbarbati’, così come l’aveva definito proprio Marchionne in seguito all’uscita di scena di James Allison? Dal Cavallino era già andato via in estate il chief designer Simone Resta, con destinazione Sauber, e ora serve fare fronte unico per non perdere il treno che porta fino al termine del campionato, ma anche verso il 2019. Anno che dovrà essere necessariamente quello della rivincita. Gli ultimi sviluppi montati sulla SF71H non hanno funzionato benissimo: l’ala posteriore con le paratie in stile McLaren di Singapore e il fondo testato nelle libere in Russia. Particolare che aveva visto le feritoie utili per diminuire le turbolenze generate dal rotolamento dei pneumatici riempirsi di ‘marbles’ di gomma e diventare perciò inefficaci.
Dall’altra parte c’è invece una Mercedes che dopo Spa non ha più sbagliato un colpo e ha incrementato le performance della W09 facendola diventare nuovamente l’auto più performante del lotto. Ecco, la Ferrari, come si dice in gergo, non deve perdere il treno e alzare nuovamente l’asticella nelle ultime quattro gare. In primo luogo per ridare tranquillità all’ambiente, a Vettel che ha mostrato segnali di insofferenza in pista, e per chiudere il Mondiale riducendo magari un po’ il divario e facendo slittare il più possibile la festa annunciata di Lewis Hamilton.
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