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Home » Ferrari: un passo indietro per tornare a lottare con la Mercedes

Ferrari: un passo indietro per tornare a lottare con la Mercedes. Ferrari: un passo indietro per tornare a lottare con la Mercedes.

Il COTA (Circut of the Americas) è un tracciato che comprende venti curve. Alla staccata della ultima che, immette sul rettilineo d’arrivo, Sebastian Vettel aveva ancora il miglior tempo assoluto, che gli avrebbe consentito di conquistare la sesta pole position della stagione, senza alcun dubbio la più sorprendente viste le premesse. Gli ultimi 400 metri sono stati però fatali al ferrarista, che è transitato sul traguardo a 61 millesimi da Lewis Hamilton.

Seb non ha nascosto con stizza (prontamente coperta dai ‘beep’) quando l’ingegner Riccardo Adami lo ha informato via-radio di aver mancato la pole position per un soffio, ed anche Kimi Raikkonen (terzo a 9 millesimi da Vettel) non ha occultato un pizzico di delusione per un risultato che era clamorosamente a portata di mano.

In casa Ferrari ci sono state reazioni contrastanti davanti alla ritrovata performance della SF71H, arrivata ad un soffio dalla pole position dopo un venerdì decisamente sotto tono. Essere tornati a giocarsi il miglior tempo assoluto con la Mercedes e con Lewis Hamilton (Bottas si è confermato in quarta posizione a quattro decimi da Lewis) è una grande boccata d’ossigeno dopo le deludenti prestazioni arrivate a partire dalla tappa di Singapore.

Ma c’è anche un’altra valutazione che emerge dopo le qualifiche di Austin, ed è quella di una Ferrari che per ritrovare la competitività smarrita a partire dal Gran Premio sul tracciato di Marina Bay i tecnici del Cavallino hanno dovuto innestare una decisa retromarcia, bocciando (ad esclusione dell’ala anteriore e di pochi altri particolari) tutte le evoluzioni portate in pista all’indomani del weekend di Monza.

In pratica è stata rispolverata una buona fetta della Ferrari estiva, che si è rivelata decisamente più performante di quella autunnale. E questo aumenta il rammarico per un Mondiale sfuggito di mano, visto che di base la SF71H si è confermatauna monoposto che avrebbe avuto tutto per arrivare alla volata finale di Abu Dhabi. Qualcosa nel processo di sviluppo non ha funzionato, visto che è impensabile che a Maranello abbiano deliberato dei pezzi che in galleria del vento e nelle procedure di simulazione non abbiano garantito un passo avanti.

Forse un problema di correlazione, forse i problemi sono sorti per aver seguito una strada diventata di colpo in salita, fatto sta che la cavalcata trionfale portata avanti fino alla gara di Spa ha subito un brusco stop coinciso con l’inizio del mese di settembre. Il tutto è combaciato con un innegabile passo avanti della Mercedes, ma ieri le due Rosse sono state all’altezza di Hamilton e meglio di Bottas, a conferma che il potenziale c’era, ma di colpo si è smarrito nei piani di sviluppo. La pole numero 81 non è comunque sfuggita al leader del Mondiale, ma ha dovuto tirare fuori davvero tutto per riuscire a strappare il miglior tempo sotto la bandiera a scacchi.

Ora nel box del Cavallino non ha senso recriminare per gli errori, ma diventa cruciale far tesoro degli sbagli commessi e puntare ad un buon finale di stagione, una base su cui ritrovare la fiducia ed il morale che servono per porre le fondamenta su cui costruire il 2019. Per riuscirci serve ritrovare il successo di tappa, ed è un’impresa che non sarà semplice nella gara di oggi (Hamilton è pur sempre in pole position, ed è pur sempre Hamilton) ma che di fatto non è preclusa. Le rosse potranno giocare a due punte, con Vettel chiamato a recuperare posizioni (Seb scatterà dalla quinta piazza) e Raikkonen che spera in unapartenza che manca da moltissimo tempo (Abu Dhabi 2016), ovvero quella in cui si riesce a guadagnare almeno una posizione.

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“Iceman” ha tutto per farcela, perché nel box del Cavallino hanno deciso di differenziare le strategie, montando a Vettel le supersoft (che avranno al via anche Hamilton e Bottas) lasciando a Raikkonen la chance di poter scattare con le ultrasoft. Servirà il miglior Kimi, è non è detto che “Iceman” risponda con un perentorio “presente”. Con i giochi in chiave titolo ormai archiviati, il finlandese sarà libero di impostare la sua gara senza il timore di ordini di squadra, e a caricare di importanza il suo Gran Premio degli Stati Uniti c’è il count-down che si avvicina sempre più al termine dell’avventura a Maranello. Non mancano certo gli stimoli ad “Iceman”, ma dovrà sperare in una gara con un asfalto non eccessivamente caldo e magari una safety-car nel primo stint che possa permettere di allungare il più possibile la vita degli pneumatici nella prima metà di gara.

I dati Pirelli indicano una durata di 14-20 giri per le ultrasoft, mentre la supersoft dovrebbe coprire senza problemi una finestra tra 18 e 24 tornate. Le condizioni meteo che hanno reso impossibile ricavare alcun riscontro dalla giornata di venerdì, costringeranno i team ad affrontare i 56 giri di gara senza riferimenti, e non è da escludere che possa rivelarsi buona la scelta più aggressiva di Raikkonen.

Sono comunque problematiche meno frustranti, quelle che dovranno affrontare nel box del Cavallino, se confrontate a quelle degli ultimi tre weekend in cui gli interrogativi a cui dare una risposta sono stati di tutt’altro tipo. La Ferrari è tornata dov’era, peccato per le tre gare di assenza che sono costate l’addio ai sogni Mondiali, ma guardare indietro conta poco, meglio concentrarsi su Austin e sulle sui tre Gran Premi successivi. Poi, le somme, verranno tirate ed analizzate nella tarda serata di Abu Dhabi.

Sep 21, 2018Scuderia Fans

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