Il sorriso torna a splendere sulle facce dei ferraristi. Anche quello di Francesco Cigarini, lo sfortunato meccanico investito da Kimi Raikkonen domenica. Operato a Manama per ridurre le fratture di tibia e perone sta bene, e ringrazia con un selfie dall’ospedale per i tanti messaggi d’affetto. La paura è passata e l’euforia per una vittoria «eroica» accompagna la carovana a Oriente.
Una corsa tirata con una strategia difficile, la paura per il povero meccanico colpito al pit stop, il ritiro di Kimi Raikkonen ma alla fine l’esplosione di gioia per il secondo successo consecutivo di Sebastian Vettel, vincitore in Bahrain e leader del campionato. Un grande inizio per la Ferrari, che non vinceva i primi due Gp da ben 14 anni, la quale però sa bene che siamo solo all’inizio.
SF71-H convincente in Bahrain – Se in Australia una totale competitività della Rossa era rimasta in dubbio, Sakhir ha fugato dei dubbi riguardo la bontà del progetto SF71-H, che nel Gp bahreinita ha permesso ai piloti del Cavallino di prendersi per intero la prima fila in qualifica e poi di vincere la corsa con l’unica vettura superstite. Oltre alla grande prestazione sul giro secco, della Rossa 2018 ha colpito la gestione delle gomme (ben 39 giri su soft per Vettel) e soprattutto la bassa resistenza all’avanzamento (Seb ha “bruciato” Lewis in un solo colpo quando se lo è trovato davanti) che ha permesso al Cavallino di avere ottime velocità di punta senza sacrificare più di tanto la percorrenza in curva. Certo, nel guidato la W09 è sembrata più performante, ma a Maranello non hanno paura, perchè nei curvoni veloci, quando servirà più deportanza, si potrà ricorrere a delle ali più “cariche” sacrificando un po’ di velocità di punta, visto che di questa ce ne è in abbondanza. La Cina, col circuito di Shanghai, sarà un nuovo ed interessante banco prova per la Ferrari, su una pista abbastanza completa che oltre ad un lunghissimo rettilineo ha anche tanti tratti guidati.
Capitolo gomme – L’utilizzo dei pneumatici ovviamente sarà fondamentale per far bene a Shanghai. Tra i top team, la Ferrari è l’unica ad optare per otto treni di ultrasoft (così come Williams, McLaren e Haas), scegliendo inoltre tre soft e due medie per i suoi piloti, segno di come a Maranello siano abbastanza convinti che la mescola più morbida di quelle a disposizione sia quella giusta. Leggera differenza per la Red Bull, che sacrifica un treno di ultrasoft per uno di soft rispetto alle Rosse, mentre è molto più conservativa la Mercedes, che sceglie sei treni di ultrasoft e differenzia le strategie tra i suoi piloti: sei soft e una media per Hamilton, cinque “gialle” e due “bianche” per Bottas.
Il circuito “Shang” in cinese significa “sopra” o “salire”, ed ha ispirato sia il nome della città cinese, Shanghai, sia la forma del circuito di Shanghai, il cui disegno prende spunto proprio dal carattere cinese “shang”. Il tracciato progettato da Hermann Tilke ha debuttato in F1 nel 2004, ed è una delle poche corse orientali, Giappone escluso, che è riuscita, pur se tra varie difficoltà, a mantenere il Gp a lungo, mentre altre gare come Corea del Sud e India sono durate lo spazio di pochi anni. Questo perchè il circuito di Shanghai è tecnicamente interessante e dal punto di vista architettonico l’autodromo è molto bello ed originale. La pista, che misura 5451 metri, conta 16 curve ed ha alcuni punti molto particolari: unica nel suo genere è la prima curva, in realtà una serie di tre curve raccordate ad ampio raggio che stressano molto l’anteriore sinistra; lunghissimo invece il rettilineo del terzo settore, diviso dal rettifilo principale da un tornantino che impone frenate molto violente e da una curva ad angolo verso sinistra.
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