I pezzi incriminati sono già stati esaminati a Maranello. Pare che il 6 cilindri turbo non abbia subito danni e possa essere utilizzato nel GP di Cina. A Maranello si domandano cosa ha mandato in crisi l’iniettore Marelli che non ha mai dato il minimo problema di affidabilità. I particolari che hanno determinato il problema che ha costretto Charles Leclerc a ridurre il passo nella parte finale del GP del Bahrain, mentre stava costruendo la prima storica vittoria sulla Rossa, sono già stati esaminati dai motoristi di Maranello.
Mattia Binotto, team principal della Ferrari, l’aveva detto già dopo la cocente delusione di domenica che il problema tecnico non era derivato dal sistema ibrido della power unit 064, ma da un problema di combustione a un cilindro. Per la precisione il quarto del 6 cilindri turbo.
Al Giro 46 dei 57 previsti a Sakhir un iniettore all’improvviso ha smesso di portare il carburante nel cilindro con le previste multi-iniezioni e il motore di Charles ha perso ben più di un sesto della potenza del propulsore endotermico, parliamo di qualcosa che supera abbondantemente i 120 cavalli.
Perché oltre a non contribuire a generare potenza, il cilindro “spento” ha causato degli attriti aggiuntivi in assenza di benzina e bene è andata che nelle ultime tornate non abbia patito dei danni, tanto che potrà essere utilizzato nelle prove libere del GP della Cina.
A tutto questo bisogna aggiungere la ridotta ricarica elettrica del sistema ERS: con una minore spinta della turbina era inevitabile che anche la ricarica della MGU-H sia stata inadeguata rispetto ai giri precedenti, quando il monegasco viaggiava già con una mappatura di motore “safe” di assoluta tranquillità, mentre nelle prime fasi della corsa, quando Charles ha dovuto recuperare all’errore in potenza, ha sfruttato quasi la piena funzionalità della power unit.
La perdita di potenza totale, quindi, è stata nettamente superiore ai 120 cavalli di cui si è parlato e Leclerc è stato molto bravo a recepire le indicazioni che gli sono state date dal muretto dei box via radio agendo con puntigliosità sui manettini del volante-computerr.
Inizialmente è stata aumentata la portata del carburante ai cinque cilindri funzionanti: da un lato si voleva preservare il motore affinché il problema non si potesse eventualmente allargare ad un altro cilindro: in questa condizione Charles era in grado di tenere un passo sull’1’39” che gli avrebbe, forse, permesso di lottare per il secondo posto.
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Peccato che i consumi di benzina siano andati fuori dai parametri e con quell’andatura la SF90 si sarebbe rimasta a secco prima del traguardo, per cui è stato deciso, giustamente, di passare a una mappatura molto più conservativa.
La domanda che i motoristi di Maranello si fanno è come mai sia andato in crisi l’iniettore della Magneti Marelli, un particolare che non ha mai dato il minimo problema ai motori Ferrari.
La Scuderia da tempo usa iniettori di tipo TJI a “doppia ancora” che inglobano nella pre-camera anche la candela. Si tratta di una realizzazione complessa ma da sempre perfettamente affidabile. E allora cosa potrebbe essere successo? Forse che si usano benzine Shell particolarmente “spinte” con molecole capaci di regalare più potenza chimica, ma che magari mettono a più dura prova alcuni componenti.
Tutto sommato, al di là della cocente delusione di Leclerc che ha visto sfumare la sua prima vittoria in F1 al secondo GP con la Rossa, la Ferrari può guardare al futuro con un certo ottimismo: nonostante i gravi problemi tecnici, il ragazzo monegasco ha portato a casa un podio che sarà preziosissimo nell’economia del Campionato.
E se non emergeranno altre sorprese, anche il 6 cilindri di Charles dovrebbe essere stato salvato, per cui una volta sostituito l’iniettore che è andato ko, tutto dovrebbe tornare nella normalità, scongiurando che al terzo GP si dovesse passare già all’unità 2.
Toto Wolff scommette sul fatto che la Ferrari ridurrà le potenza in Cina per trovare l’affidabilità, mentre Mattia Binotto ha escluso questa eventualità. E sarà di nuovo sfida in pista…
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