Abbiamo confrontato i numeri emersi dai test di Barcellona di quest’inverno con quelli dello scorso anno. I dati dicono che la Ferrari va molto forte, ma la crescita della Mercedes è stata impressionante: la W10 ha percorso 2 GP in più del 2018
I numeri a volte non dicono tutto. Perché se stiamo solo alle cifre nude e crude i tifosi della Ferrari devono aspettare che il GP d’Australia arrivi al più presto per avere la conferma che la Rossa è la migliore F1 uscita dai test collettivi di Barcellona.
I dati della SF90 sono impressionanti: se si azzarda un confronto con la SF71H alla fine dei collaudi invernali, emerge che la macchina 2019 non solo è stata più veloce di quasi un secondo rispetto alla vettura dello scorso anno, nonostante le nuove regole aerodinamiche avrebbero dovuto penalizzare le prestazioni di circa 1”5, ma ha anche percorso più strada totalizzando 68 giri in più, vale a dire la distanza di un GP (997 giri nel 2019 contro i 929 dello scorso), mettendo insieme 4.641 km invece di 4.324 km del 2018.
La Ferrari ha ottenuto il primo e il terzo tempo assoluto con Sebastian Vettel e Charles Leclerc (i due sono stati separati da appena 10 millesimi), con il tedesco che è arrivato a sfiorare il record della pista, segno che la monoposto di Maranello ha mostrato un potenziale enorme fin dai primi giri in pista.
Ma basterà questa potenza di fuoco per battere la Mercedes? È la domanda che si sta facendo il team principal, Mattia Binotto, da quando ha visto la “vera” Mercedes W10 che ha fatto il suo debutto nel primo giorno della seconda sessione catalana. Si è trattato di una macchina totalmente nuova dal punto di vista aerodinamico che ha montato tutti gli aggiornamenti che sono stati sviluppati da fine di novembre, periodo nel quale era stata deliberata la freccia d’argento per la presentazione del 13 febbraio.
Perché se le cifre della Ferrari sono positive rispetto al 2018, non ci sono parole per definire quelle della Mercedes: la W10 nei test di Barcellona ha coperto 150 giri in più rispetto alla vettura che l’anno scorso ha vinto il quinto mondiale con Lewis Hamilton, vale a dire 698 km che valgono molto più di 2 GP con un… salto prestazionale di quasi 2 secondi.
Va detto che la freccia d’argento nel 2018 non aveva cercato mai i tempi, mentre nell’ultima giornata il campione iridato inglese si è esibito anche con le mescole più morbide arrivando ad appena 3 millesimi dalla Ferrari, incuneandosi fra Vettel e Leclerc, mentre Valtteri Bottas è rimasto più staccato di tre decimi.
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Le W10 hanno la “zampata”, ma non hanno ancora il giusto passo gara: la freccia d’argento, infatti ha lavorato sodo per cercare di ridurre la formazione del graining sulle gomme Pirelli, tanto che Lewis ha mostrato qualche segno di insoddisfazione sugli pneumatici 2019, fenomeno che, però, non si è evidenziato sulla Rossa (se non quando faceva freddo): la Ferrari pare più “gentile” sulle coperture, per cui nelle simulazioni di GP sono emerse delle differenze piuttosto evidenti a favore della macchina curata da Enrico Cardile, sebbene la Mercedes abbia fatto tanta strada in più.
La Rossa è data per favorita per la conquista della pole, ma restano dei dubbi sulla sua affidabilità: Vettel ha interrotto nel terzo stint la simulazione di gara per un problema elettrico, ma questo è stato solo l’ultimo guaio di quattro in quattro giorni. La Ferrari pecca nella durata: si tratta solo problemi di gioventù che saranno risolti in tempo per Melbourne, oppure la SF90 è velocissima, ma è troppo estrema in certi concetti per cui si rompe più facilmente?
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