La F1 torna al Nurburgring dopo una sosta che dura dal 2013. Il record della pista tedesca è detenuto da Sato con la BAR-Honda 006: il primato è stato siglato nel 2004 quando a dominare era la Ferrari F2004 di Michael Schumacher. E, siccome le simulazioni del GP dell’Eifel dicono che le monoposto non andranno molto sotto al limite del giapponese abbiamo messo a confronto la Rossa più vincente con la Mercedes W11 che detta legge oggi.
La Formula 1 torna al Nurburgring. La pista tedesca torna nel Circus per effetto del COVID-19 che ha imposto a Liberty Media un calendario di 17 appuntamenti europei.
È dal 2013 che non si corre più sul tracciato di Adenau, dove nella storia si sono disputate ben 40 gare valide per il mondiale. Prima sul Nordschleife, il temibile inferno verde che è stato spazzato via dal drammatico rogo di Niki Lauda con la Ferrari 312 T2 nel 1976.
Al Ring nell’attuale configurazione di 5.148 metri, invece, si sono disputati otto GP: 5 con la denominazione di GP d’Europa e 3 con quella di GP di Germania, mentre quest’anno assumerà la validità come GP dell’Eifel.
Il record della pista è detenuto da Takuma Sato ed è stato conseguito dal pilota giapponese nella Q1 della qualifica del 2004 con la BAR-Honda 006 in 1’27”691 alla media di 211,342 km/h.
L’aspetto curioso è che le simulazioni dei team per il giro secco di sabato prossimo variano abbastanza: i più prudenti hanno dati che indicano in 1’27” il tempo delle monoposto 2020, mentre altri si spingono a previsioni che stanno in una forchetta fra 1’25”5 e 1’26”0.
Viene dato per scontato, quindi, che il primato di Sato sia destinato a cadere, anche se la differenza potrebbe essere non abissale a distanza di 14 anni. Come mai? La F1 è molto cambiata in questo lasso di tempo. Se il riferimento di oggi è la Mercedes W11 che domina la scena, quello dell’epoca era senz’altro la Ferrari F2004 che è stata la Rossa più vincente dell’era Schumacher insieme alla F2002 con 15 vittorie, 12 pole position e 14 giri più veloci.
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E, allora, abbiamo voluto fare un parallelismo per scoprire analogie e grandi differenze fra due modi completamente diversi di intendere la F1. La 50esima monoposto del Cavallino era stata pensata da Ross Brawn e Rory Byrne per essere una macchina da “qualifica” che facesse run molto brevi, con pit-stop frequenti con il rifornimento di benzina.
La Ferrari era molto compatta con un passo corto di appena 3.050 mm, mentre la W11 di Hamilton ha un interasse di 3.726 mm risultando la F1 più lunga in linea con le progenitrici dal 2017, con una differenza di quasi 70 cm!
La Rossa era lunga fuori tutto 4.545 mm mentre la Mercedes arriva a 5.761 mm, vale a dire 1,2 metri in più, mentre la larghezza massima della F2004 era di 1.796 mm contro i 2.000 mm della W11. Non è cambiata, invece, l’altezza di 950 mm più la telecamera.
Quelle attuali sono monoposto mastodontiche che hanno raggiunto un peso di 745 kg con acqua, olio e pilota a bordo, mentre nel 2004 il limite era di 605 kg, con un differenziale di 140 kg. E se si considera che 10 kg valgono circa 0”3 sul tempo al giro è facile calcolare quale sia l’incidenza della massa totale sulle prestazioni.
La crescita è stata dettata dall’adozione di maggiori misure di sicurezza (adozione dell’Halo e delle strutture antintrusione laterali), ma anche dall’introduzione dal 2014 delle power unit: il 6 cilindri turbo Mercedes F1 M11 EQ Performance pesa 145 kg, contro i 91 kg del Ferrari 053 V10: ballano 54 kg a vantaggio del motore aspirato da 3 litri contro l’1,6 litri turbo dotato di due motori elettrici.
Il Ferrari 053 aveva una vita di un weekend di GP valutata in 800 km, mentre la power unit di Brixworth deve durare ben 7 GP (oltre 6 mila km). Eppure, nonostante le evidenti differenze le prestazioni giocano a favore dell’unità 2020: il motore Mercedes in modalità qualifica (con il “party mode”) era accreditato di 1.026 cavalli a 10.500 giri di rotazione (di cui 160 cavalli sono elettrici), mentre il V10 del Cavallino arrivava a 910 cavalli a 19.100 giri. Per essere agile la F2004 aveva un serbatoio della benzina con una capacità di appena 90 kg contro i 110 kg della freccia nera, ma la Mercedes riesce a completare gli oltre 300 km di un GP con poco più di 100 kg di carburante, mentre la Rossa del 2004 aveva bisogno di quasi 180 kg, per cui il rendimento del motore è a tutto vantaggio dell’attuale power unit.
Sulla F2004 il cambio a comando semiautomatico era longitudinale a 7 marce con una scatola in fusione di titanio sormontata da un “pelle” in carbonio: il concetto tecnico è rimasto quello ma le marce sono diventate otto con una cascata degli ingranaggi che è fissa, mentre in precedenza era libera. La vita di una trasmissione è di 7 GP mentre nel 2004 non c’erano vincoli.
Proprio nel 2004 la FIA aveva vietato la scalata programmata con un pulsante, imponendo al pilota il passaggio delle marce come avviene oggi. La Federazione aveva vietato anche l’uso del launch control che permetteva di gestire la partenza in modo automatico con un software dedicato, ma era assistita. Nel 2020, invece, il pilota deve gestire lo stacco della frizione.
Un’ultima annotazione sulle gomme: la Ferrari montava le Bridgestone scanalate e la Casa giapponese aveva realizzato pneumatici specifici ad ogni GP per la F2004 a mescola più morbida date le caratteristiche della Rossa molto agile e scattante.
La Mercedes, invece, utilizza le Pirelli slick nelle quattro mescole (C1,2,3 e 4) che sono fornite per tutta la stagione e scelte in tre mescole per ciascun GP. Dal 2017 la F1 adotta gomme larghe: 305/670-13 anteriori e 405/670-13 posteriori, mentre le Bridgestone del 2004 erano larghe 270 mm contro i 305 mm attuali.
Come avete potuto capire le due monoposto che hanno dettato legge in epoche diverse hanno pochissimi punti in comune. Scopriremo solo nel weekend quanto le F1 2020 sapranno essere più veloci di quelle del 2004, battendo il record sul giro di Takuma Sato.
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