Dopo tre gare Lewis Hamilton ne ha già una di vantaggio nei confronti del pilota ferrarista meglio piazzato, Sebastian Vettel, mentre la Mercedes viaggia a punteggio pieno (le mancano solo due giri più veloci e i punti sulla Ferrari sono saliti a 57), ritmi che finora ricordano quelli dei primi anni dell’era ibrida. Si parla molto del confronto Mercedes-Ferrari, ma la classifica dice che finora siamo davanti ad un dominio.
Un duello è tutt’altra cosa, e considerare le molte gare in calendario (sono ben 18) come potenziali chance di riscatto è un esercizio teorico, che per essere concretizzato ha bisogno di un passaggio cruciale: vincere.
I 56 giri del Gran Premio di Cina hanno confermato una super-Mercedes, capace di sbaragliare il campo come ai tempi migliori, ammesso che ce ne siano stati di peggiori. Per le prime due posizioni di fatto non c’è stata storia, e Toto Wolff dopo la gara ha indicato due motivi che hanno consentito alla Mercedes di sbaragliare il campo.
“Venerdì avevamo completato dei buoni long-run – ha commentato – ma non eravamo convinti di essere davanti alla Ferrari. Abbiamo lavorato molto sulla macchina, e in gara abbiamo avuto la conferma di aver avuto un pacchetto giusto, soprattutto nella gestione delle gomme. C’è poi un altro aspetto che credo sia stato importante. Prima della gara temevamo la velocità sui rettilinei della Ferrari, specialmente nei primi giri, ma credo che aver ottimizzato l’uscita della curva 13 ci abbia consentito di avere un po’ di margine, e di fatto non li abbiamo mai avuto vicini. Ma è stata una sorpresa”.
Se la Mercedes viaggia a bottino pieno, come sottolineato da Hamilton, non è solo una questione di performance della monoposto.
“Abbiamo un pacchetto completo che funziona molto bene – ha spiegato Lewis – macchina, lavoro nel weekend, gestione di gara ed anche i piloti, visto che finora sia io che Valtteri non abbiamo commesso errori. Serve tutto, ed è questo che sta emergendo in questa prima fase di stagione”.
La Mercedes trasmette un’immagine di solidità invidiabile, e non sorprende più di tanto considerando che si tratta di un gruppo di lavoro rodato in molti anni (vincenti), senza mai stravolgimenti nel suo organico.
Una solidità che in questo momento non c’è alla Ferrari. La SF90 è una monoposto a cui non manca il potenziale, ma esprimere tutte le risorse espone sul fronte dell’affidabilità, almeno questo è quello che traspare osservando l’altalena di performance emersa in questa prima fase.
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Si è vista una Ferrari versione Barcellona, una Melbourne, una Bahrain ed infine una Shanghai. Quattro piste e quattro livelli differenti di performance, il che può far credere che il track-effect possa essere una variabile cruciale, rendendo difficile capire se in Cina sia stata la Mercedes ad andar bene o la Ferrari male. Domanda posta a Mattia Binotto.
“Penso che sia troppo presto per le valutazioni finali – ha spiegato – abbiamo bisogno di leggere tutti i dati per valutare le nostre prestazioni confrontate con le loro. Penso che la competizione sia molto dura, ci sono gare in cui si può essere davanti, magari per qualche centesimo o decimo, ed altre in cui ci si ritrova dietro. L’aspetto più importante è lo sviluppo della monoposto, visto che ci aspettano 18 gare”.
La monoposto al momento sembra però essere la stessa (nata bene) vista ai test di Barcellona. Le novità a volte possono essere poco visibili, quindi è giusto lasciare il beneficio del dubbio, ma la SF90 di Shanghai sembra essere la copia di quella vista nelle prove pre-campionato. Nel frattempo gli avversari (Mercedes e Red Bull) si sono portati avanti, magari senza upgrade prestazionali, ma mettendo a posto i naturali difetti di gioventù, rendendo così urgente una risposta da Maranello.
Tra due settimane, a Baku, si correrà un Gran Premio che avrebbe dovuto essere una delle tante tappe del duello Ferrari-Mercedes, ed invece il weekend in Azerbaijan è già diventato un passaggio cruciale per la stagione del Cavallino.
È vero che lo scorso anno Hamilton colse la sua prima vittoria stagionale proprio in Azerbaijan, ma è anche vero che Lewis dodici mesi fa arrivò a Baku secondo nel Mondiale, a nove punti dal leader Vettel. Oggi il quadro è diverso, perché Hamilton di punti ne ha 68, mentre Seb è a quota 37. Serve un cambio di direzione, forte ed immediato. Se arriverà allora si potrà parlare di una stagione ancora molto lunga, con tutto il tempo necessario per rimontare, viceversa la strada diventerà molto in salita.
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