Un bicchiere mezzo pieno. Così Mattia Binotto ha fotografato il Gran Premio dell’Emilia-Romagna, che ha visto Charles Leclerc finire la gara in quinta posizione e Sebastian Vettel in dodicesima. Su come si sia arrivati a questo risultato al termine di un insolito weekend – il primo il cui formato era stato precedentemente definito su due sole giornate – ci fornisce maggiori dettagli Iñaki Rueda, Head of Race Strategy, nel suo ormai consueto debriefing del lunedì.
“Con soltanto novanta minuti a disposizione per provare la vettura in condizioni da qualifica e da gara, era fondamentale fare delle assunzioni di base. Fra queste c’è stata la scelta delle gomme Medium come mescola ottimale con cui prendere il via del Gran Premio, principalmente a causa del degrado delle Soft, derivante dal graining. Ed è per questo che ne abbiamo portati due set in qualifica per ciascun pilota, con l’obiettivo di passare il taglio e assicurarci così un vantaggio importante per domenica, com’era accaduto il weekend precedente in Portogallo con Charles. Purtroppo, sabato dopo il primo run di Q2 abbiamo visto che non avevamo abbastanza velocità per riuscirci e quindi abbiamo optato per provare a passare il turno con le Soft, operazione riuscita con Charles ma non con con Seb”.
In griglia ci siamo poi ritrovati con un pilota settimo e costretto a partire con le Soft e un altro quattordicesimo ma con libertà di scegliere la mescola migliore, cioè la Medium. Col senno di poi, sarebbe stato meglio comunque provare di nuovo con le Medium in Q2?
“Dopo la gara è facile rispondere di sì e, paradossalmente, anche se Charles avesse ottenuto il massimo possibile, vale a dire quel quarto posto in qualifica che gli è sfuggito per appena 114 millesimi, strategicamente sarebbe comunque stato meglio essere undicesimi e partire con le Medium, come ha dimostrato la gara di Sergio Perez. Però lo possiamo affermare con certezza solo dopo aver analizzato il rendimento delle varie mescole a posteriori”.
La sosta unica era comunque una scelta obbligata, vero?
“Direi di sì, visto anche il tempo che si perde nel pit-stop – 27 secondi circa – al punto che solo a Singapore si paga un dazio più alto. Peraltro, questo dato ha determinato che chi partiva con le Soft non avrebbe mai avuto sufficiente tempo per trovarsi dopo la sosta con pista libera, un motivo in più per eventualmente anticipare la sosta di Charles. Quando infatti abbiamo visto che Ricciardo era più in difficoltà di lui sulle Soft abbiamo scelto di fermarlo relativamente presto per provare a fare un undercut, piuttosto che aspettare e reagire alla strategia di Alex Albon, che era alle spalle del nostro pilota. Al giro 13 il gap fra Charles e l’australiano era di 1”4: gli abbiamo montato le Hard perché in quel momento non eravamo certi di quale sarebbe stato il degrado delle Medium sulla lunghissima distanza, visto che avremmo dovuto tenere quel treno di gomme sino alla bandiera a scacchi. Ora, visti gli stint di Vettel e Raikkonen, possiamo dire che sarebbe stato meglio usare le Medium, sia per la costanza della prestazione sia per una questione di riscaldamento della gomma. È chiaro che le Hard sono più difficili da mandare nella giusta temperatura, tanto è vero che Charles ha perso 1” nel primo settore del suo giro fuori dai box ma poi ha recuperato otto decimi nel secondo e nel terzo, tanto da arrivare a meno di tre decimi alla staccata della curva 7 nel giro in cui il pilota della Renault ha a sua volta montato le Hard. Forse con le Medium e un warm-up più veloce ce l’avrebbe fatta a completare l’undercut ma, di nuovo, è facile dirlo a bocce ferme”.
Com’era stata impostata la gara di Seb?
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“Partendo con le Medium si è trovato abbastanza presto, poco dopo il decimo giro, con la pista libera davanti e ha potuto così spingere a suo piacimento, risultando molto veloce. Avevamo due opzioni: passare alle Hard intorno al giro 40 o alle Soft se fosse riuscito ad estendere lo stint per un’altra decina di tornate. Quando, al giro 30, c’è stata una virtual safety-car, abbiamo valutato l’idea di fermarlo, il che sarebbe stato ideale perché gli avrebbe permesso di rientrare in pista davanti a Charles, con gomme nettamente più fresche anche della concorrenza diretta. Purtroppo la neutralizzazione è stata troppo breve, tanto è vero che solo due piloti, Lewis Hamilton e Lance Stroll, l’hanno potuta sfruttare a dovere. In condizioni normali infatti non avrebbe avuto senso fermare Seb così presto. Quando al giro 39 abbiamo visto che l’opportunità di farlo rientrare dopo la sosta davanti a una delle due McLaren stava svanendo abbiamo scelto di effettuare il pit-stop: purtroppo, un problema al dado della ruota anteriore destra ha fatto perdere più di dieci secondi e con questi la possibilità di finire in zona punti, un piazzamento che sarebbe stato più che meritato per una gara comunque positiva”.
Nella parte finale c’è stato un nuovo batticuore, con l’entrata in pista della safety-car per la foratura di Verstappen. Avendo scelto di restare in pista per mantenere la quarta posizione acquisita, hai temuto di vedere una replica di quanto si era visto al Nürburgring alla ripartenza?
“Intanto avevamo molta più fiducia nella durata delle Hard, anche alla luce di come si erano comportate le Medium. Poi devo dire che alcuni miglioramenti che abbiamo introdotto sulla SF1000, nonché un buon lavoro fatto da Charles e dalla squadra nel preparare bene gli pneumatici per il restart, ci hanno dato una mano. È vero che Daniil Kvyat è riuscito a superarlo – così come peraltro ha fatto sia con Perez che con Albon – ma è stato possibile mantenere fino alla fine una quinta posizione comunque positiva, nononstante il fatto che il pilota messicano disponesse di gomme Soft nuove”.
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