Il team principal, Maurizio Arrivabene, ha sempre difeso a spada tratta Sebastian Vettel, sostenendo che anche la SF71H è mancata forse nel momento più delicato della stagione, vale a dire da Singapore in poi.
Kimi Raikkonen è riuscito a vincere nel GP degli Usa ad Austin con una Rossa che era tornata indietro ad una configurazione diciamo “standard”, perché le ultime evoluzioni del fondo sulla Rossa non avevano funzionato.
La Rossa ha rivelato una carenza di carico aerodinamico nel momento in cui la Mercedes ha mostrato un Lewis Hamilton capace di sfruttare il potenziale della W09 al 100%.
I numeri parlano chiaro: negli ultimi 7 GP la Stella ha conquistato 240 punti validi per il mondiale Costruttori contro i 171 conseguiti dalla Scuderia. La differenza di 69 lunghezze evidenzia che la superiorità tecnica della SF71H, mostrata fino alla fine dell’estate, è venuta meno non solo nei confronti della frecce d’argento, ma in certe occasioni (quattro appuntamenti su sette) anche le Red Bull di Max Verstappen e Daniel Ricciardo hanno capitalizzato più punti delle Rosse.
E la squadra del Cavallino è riuscita a fare meglio delle W09 solo ad Austin e Messico, correndo in una configurazione aerodinamica che era quella d’inizio estate, avendo dovuto mettere da parte il fondo sul quale Enrico Cardile e David Sanchez avevano riposto molte aspettative e che, invece, sono stati costretti a mettere da parte.
Qualcosa non ha funzionato fra CFD, galleria del vento e pista, dopo una stagione nella quale sembrava che gli aerodinamici del Cavallino non avessero sbagliato un colpo, introducendo praticamente ad ogni gara delle novità che hanno permesso alla Rossa di fare importanti passi avanti nello sviluppo della SF71H.
Cosa è successo? Lo stop nel momento risolutivo della stagione è dipeso dal fatto che proprio Enrico Cardile, dopo l’uscita di Simone Resta dalla Gestione Sportiva per diventare dt della Sauber, ha preso il ruolo di coordinatore della macchina 2019? Si è rivolto lo sguardo al prossimo anno sapendo che contro Hamilton non c’era niente da fare? Oppure la macchina era arrivata al limite dello sviluppo e ogni intervento rischiava di trasformare quello che doveva essere carico aerodinamico solo in resistenza all’avanzamento?
Potrebbe essere un po’ di tutto, in un mix dal quale non è facile estrapolare dall’esterno valori che sono certamente più chiari all’interno del Reparto Corse. Un fatto è certo: Adrian Newey si era premurato di “copiare” il fondo Ferrari con i piccoli deviatori di flusso sui “binari” del fondo, segno che il concetto che non ha funzionato si portava un’idea che aveva senso di essere analizzata e provata in pista. Peccato che non abbia dato i risultati attesi, visto che poi non si è più vista nemmeno sulla RB14.
Per la Ferrari ci auguriamo che non si sia persa la correlazione dei dati fra la galleria, il simulatore e la pista perché in questo caso gli effetti nefasti si vedrebbero anche sulla monoposto del prossimo anno.
A giudicare dall’ottimismo mostrato da Vettel alla premiazione della FIA, dove si è presentato con inediti baffetti, non ci dovrebbero essere questi rischi, segno che si dovrebbe voltare pagina per iniziare un nuovo capitolo nel 2019, senza le scorie di una stagione che era iniziata con altri auspici…
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